Predella n. 18, ottobre 2006

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cover01I dibattiti, ormai si sa, spesso accompagnano il pigro rollio del mese di agosto, a volte spengendosi sul nascere, altre divenendo invece veri e propri tormentoni. Tali contese concernono tutti gli ambiti della vita sociale, con una ormai classica preferenza per la (fanta)politica e per una mondanità affetta da voyeurismo, e di frequente si richiudono col chiudersi dell'ombrellone a cui vengono associati, senza lasciare particolari tracce. In altri casi accade però che ci siano situazioni estive capaci di fornire materia per discussioni, anche aspre, su argomenti particolarmente importanti che invece devono mantenersi vive e non spengersi con l'arrivo dell'autunno per riproporsi magari immutate l'anno seguente. Mi riferisco in particolare alla querelle , non nuova ma assai accesa questa estate, sull'utilizzo delle piazze italiane per concerti e altre manifestazioni che genericamente possiamo definire culturali. L'argomento, come si vede, è propriamente estivo, ma non perché si presti alla conversazione da spiaggia, bensì perché è appunto durante la stagione calda che tale problema immancabilmente si ripropone.

 

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