Predella n. 22, gennaio 2008

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Quella che propongo qui è l’analisi di un brano di una versione non definitiva della sceneggiatura de Il bell’Antonio, il film che Mauro Bolognini nel 1960 realizzò dal romanzo omonimo, del 1949, di Vitaliano Brancati, con Marcello Mastroianni, nella parte di Antonio Magnano (un giovane di Catania, bellissimo e affetto da una forma di impotenza), e Claudia Cardinale, nella parte di Barbara Puglisi (la moglie di Antonio che, scoperta la sua sindrome, lo abbandonerà con grande scandalo).
La versione definitiva della sceneggiatura è da attribuirsi a Pier Paolo Pasolini[1] e allo stesso Bolognini, con la collaborazione di Gino Visentini. La scena che mi accingo ad analizzare appartiene, invece, a una redazione provvisoria, quasi certamente da attribuirsi a Pier Paolo Pasolini: 192 pagine non rilegate, conservate presso il Gabinetto «Vieusseux» a Firenze. Si tratta di una copia e non di un dattiloscritto originale. Lino Micciché parla di una «lettura sceneggiatoriale che Pier Paolo Pasolini fa del testo letterario, non ignorando né l’autolettura (sceneggiatoriale) che ne aveva fatto Brancati (è lo stesso Pasolini a darci notizia di questo copione brancatiano), né gli apporti di Gino Visentini (che d’altro canto, anche durante il periodo della sceneggiatura pasoliniana, continuò a dare suggerimenti e a fare proposte, incontrando più volte lo scrittore)»[2].

 

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