Predella n. 12, agosto 2004

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cover12La serie di mostre sul Quattrocento che si è inaugurata a Parigi alla fine di febbraio con la retrospettiva sui "Primitivi" francesi, e che terminerà a Chantilly il 2 agosto quando il codice delle Très riches heures tornerà negli scaffali dell'antico Cabinet des livres del duca d'Aumale, ha portato un fondamentale contributo alla conoscenza della produzione artistica francese di un periodo spesso riduttivamente associato ai drammatici eventi della guerra dei Cent'anni. L'esposizione del Louvre Primitifs français. Découvertes et redécouvertes traccia un bilancio degli studi a un secolo dalla grande mostra-evento del 1904: un atto dovuto in un certo senso - per dirla con i curatori - verso le nuove acquisizioni di quel "piccolo mondo degli specialisti" sempre impegnato ad incrementare la conoscenza delle scuole pittoriche francesi e dei loro rapporti con le altre scuole "europee". È questa anche l'occasione di chiarire questioni controverse, come l'identificazione dei numerosi artisti attivi nell'illustrazione libraria parigina degli anni Cinquanta-Settanta, indagata recentemente, con argomenti convincenti, da François Avril e Nicole Reynaud. Restituire un'epoca e una città nella complessità degli aspetti politici, culturali, economici, attraverso lo "specchio" dei manufatti artistici - siano essi cattedrali, preziosi oggetti di oreficeria o codici miniati - è stato lo scopo che si è prefissa la mostra aperta anch'essa al Louvre in marzo, da poco conclusa. Paris 1400. Les arts sous Charles VI ha avuto non soltanto il merito di esporre al grande pubblico una moltitudine di oggetti raffinatissimi, realizzati nelle tecniche più disparate: tessili straordinari come il Paramento di Narbonne o la mitria ricamata della Sainte Chapelle; dipinti di devozione privata come la serie delle Pietà ronde; libri d'ore, bibbie e testi letterari miniati per i più importanti personaggi politici del momento: Jean de Berry, Philippe le Hardi, il maréchal Boucicaut e molti altri.

 

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