Predella n. 21, settembre 2007

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cover21Sfogliare, misurare e catalogare ogni giorno, da quasi cinque anni, le migliaia di fotografie raccolte da Federico Zeri nel corso di un’intera vita, è un po’ come restaurare un grande ciclo di affreschi. Un lavoro lungo, paziente, faticoso, ma entusiasmante al tempo stesso, che richiede rispetto e devozione. Il progetto di catalogare, digitalizzare e mettere on line l’intera fototeca – circa 290.000 fotografie – donata dal grande storico dell’arte all’Università di Bologna, oltre a una sfida tecnologica, che per primi in Italia abbiamo affrontato, costituisce innanzitutto un dovere morale. Una promessa a garantire la fruizione, la più ampia possibile, di un patrimonio inestimabile per gli studiosi e, in particolare, per i più giovani che intraprendono oggi gli studi di storia dell’arte. La storia della formazione della fototeca si intreccia indistricabilmente con il percorso professionale e intellettuale di Federico Zeri. Il 24 marzo 1947 egli scrive a Bernard Berenson confessando di avere una fototeca ancora “esigua e disordinata”. Proprio in quell’epoca acquista chiarezza l’ambizioso progetto che sfocerà nella realizzazione “del più grande archivio privato al mondo sulla pittura italiana”: così egli stesso lo definì nel 1995.

 

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