IL PATRIMONIO CULTURALE
NELLE MISSIONI DI PEACEKEEPING
INTERVISTA AL GENERALE DI BRIGATA MARIANO MOSSA
COMANDANTE DEL COMANDO CARABINIERI
PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE.
Elena Franchi
La vostra attività comincia con l’istituzione, nel 1969, del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, in anticipo di un anno sulla raccomandazione della Convenzione UNESCO di Parigi del 14 novembre 1970, che invitava gli Stati a dotarsi di personale specializzato per assicurare la tutela del patrimonio artistico. Qual è l’addestramento specifico di un Carabiniere del Comando Tutela Patrimonio Culturale?
Un requisito indispensabile per il personale, composto di circa 300 unità, è essere Carabiniere e aver operato nel territorio per un tempo sufficiente ad acquisire mentalità e tecnica di base. La selezione dei candidati viene effettuata dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri senza concorso, ma l’immissione in servizio avviene dopo aver conseguito la qualifica di specialista in Beni Culturali al termine di un periodo di addestramento della durata di cinque settimane circa. Successivamente il militare viene assegnato ai dipendenti reparti TPC dislocati sul territorio nazionale, dove la competenza che si forma sul campo viene spesso integrata con la frequenza di corsi universitari [Fig. 1 - Fig. 2].
È molto nota la vostra opera per il recupero dei beni sottratti illecitamente, ma la vostra attività si estende anche alle aree di crisi, nell’ambito delle missioni internazionali di peacekeeping. In quali missioni internazionali siete o siete stati presenti, e con quali risultati?
Al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato richiesto di partecipare in Kosovo e in Iraq a missioni internazionali di pace, all’indomani dei noti eventi bellici che hanno messo in pericolo i patrimoni culturali di quelle aree. In Kosovo, un Ufficiale del Comando, dal mese di ottobre 2002 sino al maggio 2003, ha operato in quel delicato contesto per monitorare e documentare le vestigia culturali maggiormente esposte al rischio di saccheggio e danneggiamento con fotografie e filmati che, d’intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali, sono stati acquisiti per la “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”. Questo al fine di consentire, nell’ambito delle quotidiane comparazioni che vengono svolte dagli operatori, l’individuazione di beni eventualmente trafugati in circolazione nel mercato illegale e per i quali però non siano giunte ancora comunicazioni ufficiali relative all’asportazione degli stessi.
In Iraq, invece, il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato operativo in due distinti settori: nella Forza Multinazionale (Multinational Specialized Unit - MSU), costituita dai Carabinieri nell’ambito del Contingente militare di pace italiano impiegato nell’operazione Antica Babilonia, nonché presso il Museo Archeologico di Baghdad. In particolare, dal luglio 2003 al maggio 2006, a rotazione, due militari del Comando hanno effettuato, unitamente agli altri compiti devoluti al contingente, mirati servizi ad ampio raggio finalizzati al censimento delle aree archeologiche a rischio e alla repressione degli scavi clandestini, istruendo il personale iracheno preposto alla vigilanza delle aree archeologiche e organizzando le difese passive dei siti. Nel contesto dell’attività e in collaborazione con le autorità locali sono stati censiti e documentati – a vantaggio della loro tutela – ben 650 siti archeologici, effettuate 25 missioni di ricognizione aerea utilizzando gli elicotteri del contingente multinazionale. In tale contesto sono stati sequestrati 1.636 reperti archeologici di significativa importanza, identificate 127 persone sospette e tratte in arresto 53 persone, consegnate all’Autorità irachena. Sempre dal luglio 2003, sino al gennaio successivo, presso il Museo Archeologico di Baghdad, due ufficiali del Comando TPC hanno raccolto la descrizione e le immagini degli oltre 3000 reperti archeologici saccheggiati dal museo della capitale irachena per l’attività di catalogazione e informatizzazione. Tutti gli oggetti risultati mancanti sono stati inseriti nella “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, pubblicati nelle pagine web del Comando Carabinieri TPC, consultabili nel sito dell’Arma dei Carabinieri, e trasmesse a INTERPOL e UNESCO, contribuendo così a renderne più difficoltosa la commercializzazione.
Si segnala, infine, che il Comando, su incarico del Ministero degli affari esteri, ha avuto parte attiva e propositiva nei recenti avvenimenti che hanno coinvolto la Libia, informatizzando, nella propria Banca Dati, l’elenco dei materiali che sono stati indicati come sottratti dal c.d. “tesoro di Bengasi”, fruibile anch’esso nel suddetto sito internet, ovvero diramandone le ricerche internazionali tramite il Servizio INTERPOL [Fig. 3 - Fig. 4].
Quali sono i vostri compiti in una missione all’estero, e quali i principali problemi che incontrate?
Il nostro compito è quello di fornire un supporto specialistico alle operazioni di peacekeeping, anche nella considerazione, peraltro, di quanto indicato nella Convenzione UNESCO dell’Aja e dei suoi Protocolli del 1954 e del 1999 relativi alla protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto armato. L’esperienza che abbiamo maturato in Kosovo e in Iraq, relativamente allo svolgimento della peculiare attività che il Comando TPC era stato chiamato a fornire, non ha evidenziato grosse difficoltà, se non quelle strettamente legate al fattore sicurezza e agli aspetti logistici che generalmente si incontrano durante le operazioni di Pace. Tuttavia, il personale del Comando TPC operante si è sempre disimpegnato con professionalità portando proficuamente a termine lo specifico compito che gli era stato affidato [Fig. 5 - Fig. 6].
Quali sono, generalmente, le reazioni degli operatori culturali locali e della popolazione al vostro lavoro, diffidenza o fiducia e collaborazione?
In genere di ammirazione e riconoscenza, in quanto sono ben consapevoli del prezioso supporto specialistico che il Comando Carabinieri TPC offre per la salvaguardia delle vestigia culturali di quelle terre martoriate dalla guerra civile. Sono state molteplici, infatti, le attestazioni ricevute, in particolare va ricordato che il Patriarca della Chiesa ortodossa serba, durante una cerimonia presso la Sede di Belgrado, ha ufficialmente ringraziato l’Italia e l’Arma dei Carabinieri in particolare per il lavoro svolto in Kosovo e per la sensibilità dimostrata verso la protezione delle testimonianze culturali di quella regione. In Iraq, invece, a dimostrazione della riconosciuta importanza e del profondo significato attribuito al lavoro svolto dai Carabinieri italiani, in diverse occasioni la stampa di quella Nazione ha dato ampio risalto a quanto compiuto dall’Arma per la salvaguardia delle grandi ricchezze culturali di quel Paese. E ancora, il 26 gennaio 2006, in occasione dell’inaugurazione del Museo Archeologico di Nassiriya, il soprintendente archeologo della provincia di Dhi-Kar ha voluto dedicare una sala ai Carabinieri, a sottolineare l’attività e gli sforzi compiuti per proteggere una delle regioni più ricche di testimonianze archeologiche della Mesopotamia.
Queste dimostrazioni di gratitudine, per noi Carabinieri, sono tra i più alti segni di considerazione per il lavoro svolto in quelle bellissime terre e una testimonianza tangibile della gratitudine espressa in momenti e circostanze diversi - eppure così simili - dai popoli kosovaro e iracheno [Fig. 7 - Fig. 8].
Vi occupate, e in quale modo, anche dell’addestramento del personale locale addetto alla sorveglianza dei siti e dei musei, o delle locali Forze di polizia?
Particolare attenzione è stata dedicata dai Carabinieri del Comando TPC alla qualificazione del personale della polizia locale, soprattutto nel settore dell’archeologia, mirata a fornire le necessarie nozioni per un primo intervento in caso di individuazione di scavi clandestini. Nel settembre del 2004, perciò, su incarico ricevuto dall’UNESCO a richiesta della Rappresentanza Italiana Permanente presso quell’organizzazione internazionale, quattro militari del Comando e un funzionario della Direzione generale dei beni archeologici del Ministero per i beni e le attività culturali sono stati impegnati ad Amman (Giordania) per l’addestramento e la qualificazione di 51 componenti del Facility Protection Service (FPS), la speciale Forza di polizia irachena appositamente istituita per la custodia dei siti archeologici, la prevenzione e la repressione degli specifici reati.
Con i successivi sei corsi organizzati dai Carabinieri del Comando TPC impegnati nella missione Antica Babilonia, in collaborazione con la locale Soprintendenza, è poi stata affinata la preparazione di 140 guardie irachene dell’Archaeological Special Protection (ASP) delle oltre 200 in servizio nella provincia di Dhi-Kar. L’addestramento è stato mirato alla predisposizione e all’utilizzo dei sistemi di sorveglianza dei siti, alla repressione del saccheggio dei beni culturali del Paese e alla catalogazione dei reperti archeologici sequestrati. Tali unità sono state poi impiegate sia presso il Museo di Nassiriya sia a tutela del patrimonio archeologico di quella provincia.
Nel 2008, personale del Comando ha tenuto inoltre un corso addestrativo sulla specifica materia, svoltosi a Beirut (Libano), rivolto a personale della polizia archeologica, funzionari delle dogane, responsabili dei siti archeologici e operatori in servizio presso i musei dell’Iraq.
Vorrei infine sottolineare l’impegno profuso dal Comando nell’offrire la propria disponibilità a partecipare attivamente alla formazione di personale di polizie di tutto il mondo, nonché di funzionari operanti nel settore. Solo nell’ultimo anno, tale attività ha riguardato operatori specializzati di 32 Paesi che hanno partecipato a corsi di formazione o di perfezionamento professionale sulle specifiche tecniche operative nel settore di tutela.
Qual è la sorte, in genere, dei reperti trafugati dai siti archeologici, o dei beni trafugati dai musei, nelle situazioni di conflitto e post-conflitto? I furti avvengono ad opera di piccoli trafficanti locali, o si inseriscono in una più vasta rete di criminalità organizzata, magari collegata ai mercati internazionali?
L’esperienza ha dimostrato che il clima di violenza dilagante e i continui disordini nei Paesi dove si manifesta il potenziale per un conflitto hanno come conseguenza, a volte riflessa, il saccheggio e il furto di beni culturali delle più varie tipologie, con particolare riferimento a quelli archeologici, successivamente convogliati nel circuito del traffico illecito internazionale. Ad alimentare questo “mercato” non concorre solamente il trafficante locale, ma anche gente “comune” che ha individuato nelle testimonianze culturali delle proprie terre una sicura e facile fonte di sopravvivenza. È chiaro che in questo modo aumentano i rischi di illecita esportazione verso i mercati internazionali di settore caratterizzati da una forte domanda interna da parte di soggetti con spiccate capacità economico-finanziarie (mercanti, galleristi e collezionisti con pochi scrupoli). Consapevole di questo problema, il Comando Carabinieri TPC ha elevato l’attenzione su tutti quei beni culturali che, provenienti dalle aree a rischio, potrebbero transitare, a diverso titolo, sul territorio nazionale, anche con un’attività di controllo rafforzato degli Uffici Esportazione del Ministero per i beni e le attività culturali, Doganali e della nostra stessa Banca Dati, per prevenire qualsiasi forma di traffico illecito, anche sul mercato online. In tale ottica, il Comando, in qualità di polo di gravitazione informativa e di analisi del fenomeno, offre supporto tecnico operativo di collegamento per eventuali emergenze che dovessero manifestarsi, quale punto di contatto anche con gli organi di rappresentanza dei Paesi interessati presenti sul territorio nazionale.
Dagli inizi del Novecento la fotografia aerea si è dimostrata uno strumento fondamentale per l’archeologia. Qual è il ruolo della tecnologia nel vostro lavoro?
Siamo convinti che la tecnologia giochi un ruolo chiave molto importante, soprattutto quando la stessa viene utilizzata a supporto delle c.d. “indagini classiche”, poiché è riuscita a fornire gli strumenti idonei per meglio calibrare e qualificare l’attività di prevenzione e di contrasto che il Comando Carabinieri TPC svolge, da oltre 43 anni, nel particolare settore di tutela. Infatti, consapevoli delle enormi potenzialità di questo connubio, la nostra attenzione si è da sempre concentrata, e si concentra tutt’ora, sui sistemi informativi e aggiornati capaci di interagire per la rapida trasmissione ed elaborazione delle informazioni e delle immagini. Talché, sin dagli anni Ottanta, il Comando si è dotato di un potente strumento operativo, la “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, unanimemente riconosciuta per essere il primo database dedicato più ampio a livello mondiale, per mole di immagini e dati informatizzati. In essa sono quotidianamente inserite tutte le informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali da ricercare, che pervengono dai Reparti territoriali dell’Arma, dalle altre Forze di polizia, dalle Soprintendenze, dagli Uffici Doganali e da INTERPOL per i beni sottratti all’estero. Oggi, la Banca Dati costituisce uno strumento di avanguardia per l’elaborazione e l’analisi dei fenomeni criminali e di supporto anche per gli antiquari e per i cittadini e, soprattutto, per gli Uffici Esportazione, attraverso il Sistema informativo degli Uffici Esportazione (SUE).
La vostra banca dati e il rapporto con altre Forze di polizia internazionali.
Essere stati il primo reparto di polizia italiano al mondo a prevedere una “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti” è sicuramente un motivo di orgoglio, soprattutto se tale lungimiranza ci viene riconosciuta anche in campo internazionale. Il nostro dedicato database costituisce da sempre un punto di riferimento per molte Forze di polizia estere, in quanto contiene informazioni di beni culturali sottratti da altri Paesi che ci pervengono tramite INTERPOL. Inoltre, occorre sottolineare come il personale addetto all’inserimento dei dati e allo svolgimento delle ricerche sia in grado di monitorare il commercio di beni culturali su Internet e delle case d’asta nazionali e internazionali. Non è un caso che in più di un’occasione il Comando TPC sia riuscito a individuare beni trafugati in Stati esteri, segnalandoli per il loro recupero. Ciò ha creato una cornice ideale per consolidare i rapporti di cooperazione instaurati, attraverso l’INTERPOL, tra gli operatori delle Polizie di tutto il mondo, finalizzata a concertare strategie comuni di contrasto che hanno permesso e permettono di giungere a risultati operativi di tutto rilievo. Va segnalato, inoltre, l’avvio di un importante progetto, denominato PSYCHE (Protecting System for the Cultural Heritage), finanziato con fondi europei, di cui il Comando è leader nella progettazione e attuazione, finalizzato alla realizzazione di un modulo elettronico standardizzato che permetterà agli Stati membri l’inserimento diretto delle opere d’arte rubate nella Banca Dati INTERPOL. Nel dettaglio, l’obiettivo sarà quello di uniformare e automatizzare l’interscambio del flusso informativo relativo alle opere d’arte trafugate proveniente da ciascun Paese membro.
[Fig. 1] Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Roma, piazza Sant’Ignazio.
[Fig. 2] Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Sezione elaborazione dati.
[Fig. 3] Iraq, supporto specialistico a operazioni di peacekeeping.
[Fig. 4] Iraq, supporto specialistico a operazioni di peacekeeping.
[Fig. 5] Iraq, supporto specialistico a operazioni di peacekeeping.
[Fig. 6] Iraq, supporto specialistico a operazioni di peacekeeping.
[Fig. 7] Kosovo, supporto specialistico a operazioni di peacekeeping.
[Fig. 8] Kosovo, supporto specialistico a operazioni di peacekeeping.